Durante l’audizione informale dell’Ance il Presidente Buia ha evidenziato, in premessa, che le misure del provvedimento d’urgenza dovrebbero rappresentare una prima ancora di salvataggio per le imprese, offrendo soluzioni efficaci al forte aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia registrato nelle ultime settimane. Al momento, però, il decreto-legge non offre soluzioni efficaci alle gravissime difficoltà che sta affrontando il settore delle costruzioni.

Nelle ultime settimane vi è stato un rapido peggioramento delle condizioni del mercato delle costruzioni dovuto all’incontrollato aumento delle materie prime e alla difficoltà di reperimento delle stesse; una situazione resa già estremamente critica dagli aumenti registratisi a partire da fine 2020. Ne sono la prova:

  • il fatto che già nel secondo semestre 2021, 54 dei 56 materiali monitorati dal Ministero delle Infrastrutture avevano superato la soglia di allarme quando negli ultimi 20 anni era successo al massimo per 4 o 5 materiali;
  • il recente studio della Corte dei Conti sugli ostacoli che limitano il settore delle costruzioni -ed in particolare l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)- dove al primo posto figura il costo e la scarsità dei materiali con livelli di criticità mai toccati negli ultimi 40 anni.

La situazione ha ormai raggiunto un tale livello di allarme da mettere in serio pericolo la realizzazione delle opere pubbliche in Italia ed in particolare quelle previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: l’acciaio è quasi irreperibile, la produzione dell’asfalto si sta fermando, l’alluminio scarseggia e tutte le altre materie prime stanno registrando aumenti insostenibili per le imprese.

Le misure sin qui adottate sono molto limitate e hanno tempi di attuazione lunghissimi, incompatibili con l’emergenza del momento.

Anche la norma contenuta nell’articolo 23 del decreto -legge e relativa alla revisione dei prezzi non appare né efficace né risolutiva per le imprese.

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